Edizione 2025 Sassari, 23-25 ottobre 2025
politique des (f)autrices
nuove geografie per l’autorialità delle donne nel cinema

È giunto il momento, credo, di ascoltare in silenzio la nostra canzone, di provare a esprimere la nostra visione personale, di definire la nostra sensibilità, di tracciare il nostro cammino. Impariamo a guardare, impariamo a vedere, impariamo a sentire.
– Germaine Dulac, 1919
A centocinquanta anni dalla nascita di Elvira Notari – funambolica, appassionata e raffinata pioniera del cinema italiano – la XV edizione di FAScinA è dedicata alle (f)autrici del cinema. Accanto alle registe, attrici, costumiste, scenografe, montatrici, sceneggiatrici, produttrici, segretarie di edizione hanno attraversato in gran numero il mondo del cinema cercando, per quanto fosse loro possibile, di portare nella trama del fare il pensiero di una soggettività che chiede di essere riconfigurata. Quando approdano alla regia, il fare cinema delle donne disegna modelli nuovi di una autorialità che è attraversata dalle turbolenze di una soggettività periferica. Ai margini del cinema, le donne hanno tracciato nuove geografie del gesto, dello sguardo, del pensiero che soffia dentro l’immagine in movimento: dai pioneristici primi piani di Alice Guy agli spazi generativi di Germaine Dulac, dai gesti rituali di Maya Deren allo sguardo in cammino di Agnès Varda, fino alle identità in conflitto di Liliana Cavani, le lunghe inquadrature di Chantal Akerman, le traiettorie incandescenti delle registe sperimentali e persino delle cineamatrici. In tutte abita la forza di una tessitura paziente dove l’autorialità ricuce la scissione tra pensiero e azione e si fa presenza rivoluzionaria per un soggetto nascosto dalla storia.
Sovente la scrittura si è fatta corpo, indicando nuove direzioni alle traiettorie dei film. È accaduto quando le sceneggiature sono divenuti abiti su misura per attrici e dive – così Suso Cecchi d’Amico compone una partitura di parole per Anna Magnani misurandone il ritmo sui gesti e le intonazioni dell’interprete, che a sua volta le piega alla cadenza della scrittura. E la scrittura per immagini parole e suoni si è fatta anche rilancio e riverbero di un’esperienza artistica che crea legami, genealogie, come nel caso di Varda che ritrae Elsa Triolet, Fgaier che associa alle immagini d’archivio la sua voce che legge Gli anni di Annie Ernaux o Martina Kudláček che si confronta con le immagini delle grandi pioniere dell’avanguardia americana Maya Deren e Marie Menken.
Altre volte è il montaggio a cucire insieme le sezioni del film illuminando connessioni inattese, come accade nel lavorìo sottile dei passaggi e delle assonanze – o dissonanze – tra tempi e luoghi diversi, e tra parole e immagini, operato da Ilaria Fraioli sui film di famiglia raccolti da Alina Marazzi, o, ancora, da Sara Fgaier per La bocca del lupo (2009).
Pensiamo, infine, alle direttrici della fotografia, figure che dall’ombra illuminano apporti poco o per nulla ancora noti e che costantemente concorrono a ridefinire le tessiture e i tracciati audiovisivi. Attraverso la luce e l’inquadratura, danno corpo allo sguardo delle registe con cui collaborano, come dimostrano le intense sinergie artistiche tra Hélène Louvart e Alice Rohrwacher o tra Claire Mathon e Céline Sciamma.
Presenze inquiete, ostinate, potenti, a volte clandestine, che hanno tratteggiato un atlante di pratiche e di estetiche da attraversare come una città tentacolare, o come un bosco dai sentieri multipli, le nuove generazioni di filmmaker ereditano un archivio vivente di atti di rivolta: registe afrodiscendenti come Daphne Di Cinto, che esplora l’identità nera italiana, o Kapwani Kiwanga, che decostruisce le narrazioni coloniali attraverso materiali d’archivio, fino ai collettivi femministi che riconquistano gli spazi digitali e inventano un nuovo cinema della resistenza.
Anche nei templi della Film Industry – dalla Mostra di Venezia, dove nel 2022 Laura Poitras ha consacrato il cinema come atto politico, alle accademie, dove Alice Diop riscrive i codici della rappresentazione – le autrici rifiutano di essere solo delle eccezioni alla norma, scrivendo un controcanone che richiede nuovi paradigmi interpretativi.
La quindicesima edizione di FAScinA invita a mappare le geografie dell’autorialità femminile e a definire così una nuova politique des (f)autrices, nel cinema italiano e internazionale, con una prospettiva che intrecci analisi storico-estetica e riflessione politica.
Accogliamo proposte che riflettano su – senza limitarsi a – i seguenti assi tematici:
- Oltre il genere: in che modo le registe hanno frammentato, distorto o reinventato i generi (dal melodramma all’horror) per ridefinire la loro soggettività?
- Sceneggiatura e potere: la parola filmica come campo di battaglia. Come le autrici hanno decostruito ruoli di genere e narrazioni egemoniche, tratteggiando personagge che si muovono dentro racconti imprevedibili e lontani dagli stereotipi?
- Il corpo che dirige: quando le attrici diventano autrici, attraverso le scelte recitative e il controllo della propria immagine, trasformando la macchina da presa in alleata e sovvertendo i copioni proposti appropriandosene e trasformandoli attraverso la voce, le posture, i gesti e i movimenti.
- Collisioni: il lavoro delle montatrici per dare forma all’architettura del film, accostando o separando le immagini per suggerire nuove aperture di senso.
- Ambienti di rivolta: dalle tessiture di chi lavora con i suoni – sound designer, compositrici, autrici di podcast – alla progettazione visuale delle scenografe, per dar forma ad ambienti sensoriali capaci di generare nuove significazioni narrative.
- Un guardaroba rinnovato: costumiste e truccatrici contribuiscono a disegnare personaggi e personagge, tracciando con le loro scelte i confini mobili per nuove soggettività.
- Archivi ribelli: il recupero di pioniere dimenticate – documentariste, giornaliste, sperimentatrici – per scrivere una contro-storia del cinema.
- Geografie eccentriche: filmmaker, attrici, professioniste che sfidano, con sguardo postcoloniale, l’egemonia euroamericana.
- Scritture impreviste per nuove esistenze: la parola delle (f)autrici per narrare la propria storia e tracciare le forme in divenire del fare cinema.
- Tu che mi guardi, tu che mi racconti: raccontare la parola, lo sguardo e l’esperienza artistica dell’altra come forma di sorellanza, di resistenza, di autodeterminazione.
Le interessate possono inviare una proposta di intervento – titolo, abstract (max 1.000 caratteri), e breve bio – a fascina.forum@gmail.com entro il 5 luglio 2025.
L’accettazione delle proposte verrà comunicata entro il 20 luglio 2025.
La lingua del Forum, che si svolgerà presso l’Università di Sassari, è principalmente l’italiano. Verranno tuttavia valutate proposte anche in inglese e francese.
Comitato scientifico: Lucia Cardone, Luisa Cutzu, Cristina Jandelli, Anna Masecchia, Farah Polato, Stefania Rimini, Coraline Refort, Beatrice Seligardi, Giulia Simi, Chiara Tognolotti.